di Suor Maria Beatrice
(suora Clarissa Monastero Santa Chiara – Bouar)
Sono una clarissa e vivo da 25 anni come missionaria nella Repubblica Centrafricana a Bouar, nella stessa porzione di terra dove vivono e lavorano i padri missionari betharramiti italiani: Arialdo, Mario, Tiziano, Beniamino e Angelo.
La nostra fraternità li conosce da sempre … dai primi passi, quando dopo qualche mese di missione abbiamo ordinato un congelatore e l’allora seminarista Beniamino è venuto a scaricarcelo in convento! Indispensabile il congelatore, come anche la conoscenza più ravvicinata di questi fratelli che ci hanno sempre dato l’impressione di incarnare con particolare passione l’Eccomi del loro fondatore San Michele Garicoits.
Eccoli: padre Mario che ora vive nel comunità di Saint Michel a Bouar e che per anni è stato l’animatore dei nostri giorni di ritiro, infaticabile confessore che arriva sempre con un quarto d’ora di anticipo (in Africa!), sempre pronto a renderci mille piccoli servizi, divertente con i suoi aneddoti, appassionato lettore che condivide volentieri libri e articoli, profondo e spericolato messaggero di un Vangelo senza frontiere …
Eccoli: fratel Angelo che stupisce tutti per il suo lavoro al “Centre de Santé” di Saint Michel che «non conosce tramonto», sempre aperto ad ogni iniziativa, progetto, idea per progredire e arrivare a sostenere e guarire più pazienti possibili: ammalati di AIDS, bambini malnutriti, persone che necessitano di cure dentistiche … Lo si vede poco, ma la sua azione beneficante è l’ala buona anche della nostra salute e sappiamo che c’è quando ne abbiamo bisogno. Non si sa come faccia a essere sempre sorridente, positivo anche in momenti drammatici. Una fede granitica che gli si legge in faccia e che lo fa avanzare con speranza anche nelle grandi acque della sofferenza umana.
Eccoli: padre Beniamino, intraprendente parroco della chiesa di Fatima a Bouar che aiuta gli orfani della sua zona, organizza fiere agricole per incentivare la qualità e l’abbondanza dei raccolti e gestisce parecchi comitati per l’aiuto allo sviluppo della sua gente. Ma soprattutto padre Beniamino è un infaticabile seminatore della Buona Notizia nei villaggi più rintanati della foresta. Li usa tutti i mezzi di trasporto: la macchina, la moto, i pericolosi e instabili traghetti per attraversare i fiumi della brousse, la piroga, i piedi… Sa che la gente lo aspetta e ha sete di Dio e di vita più umana. Non delude mai e arriva con i semi per i loro campi e la loro sussistenza, con i mattoni per fare la prima chiesa, la prima scuola. Arriva con il necessario per celebrare l’Eucarestia e benedire i matrimoni, battezzare i loro bambini, consolare i malati, ascoltare le loro confessioni e i loro problemi. Dorme nelle loro capanne facendosi uno con loro. Poi quando torna a Bouar spesso siamo noi, clarisse, ad avere bisogno della sua competenza e della sua proverbiale disponibilità: la macchina delle ostie che non funziona, internet che si guasta, il generatore di corrente bruciato da un fulmine. Una confessione, un consiglio, un’informazione: e non siamo le uniche persone ad intercettarlo!
Eccoli: padre Tiziano che abita e opera a Niem, una missione poco distante da noi, e che condivide la sua laurea in teologia con quella in medicina, diventando ogni giorno di più medico di anime e di corpi! La sua compassione per i malati aumenta nella misura in cui si dilatano i muri del suo dispensario che sembra vogliano abbracciare tutti quelli che anche da lontano vengono a farsi curare spesso trasportati su carriole spinte da parenti e quando, a volte, non c’è più nulla da fare. Eppure tutti ricevono accoglienza, assistenza, cure e il miracolo diventa “ordinario” a causa della fede di chi scommette tutto sui due pani e pochi pesciolini che possiede, fidandosi però di Chi il resto sa darlo in sovrappiù!
Tiziano viene a Bouar una volta alla settimana (passando abilmente, in questi mesi turbolenti, tra una pallottola e l’altra), sfrecciando con la sua jeep piena zeppa di scatoloni di medicinali, mentre anche qui fa il giro dei malati nei nostri conventi. Le sue visite ti raggiungono anche e soprattutto nel cuore per quel suo modo di fare che sdrammatizza e che ti aiuta ad andare oltre.
Alla domenica parte in brousse e dopo aver celebrato l’Eucarestia si occupa dei malati, aiuta la gente dei villaggi ad aprire piccole farmacie selezionando i “candidati” per questo servizio, dando sempre fiducia anche quando sa bene cosa sta rischiando.
Eccoli: padre Arialdo che vive anche lui a Niem e che di quel posto conosce ogni pietra, ogni storia, ogni volto e ogni anima. Contornato dalle sue simpatiche galline si muove con calma, ma non sta mai fermo, meno che mai con le mani in mano! Parroco del villaggio, difende la sua gente con coraggio e nemmeno un fucile piantato sulla pancia gli ha fatto dare le chiavi della sua macchina a chi voleva derubarlo di quel mezzo prezioso che gli permette di portare libri ed istruzione, cibo e vestiti ai poveri che abitano più lontani dalle missioni. Si è piegato il fucile, davanti a una vita che è dono disinteressato. Di poche parole e di molte opere stampa nel famoso “formaggio di Niem” le sue origini valtellinesi esportandolo fino alla capitale Bangui, dove non esistono i pascoli del bel altopiano di Niem. È stato il primo missionario betharramita arrivato in Centrafrica nel lontano 1986 ed è grazie alla sua profezia se oggi la nostra diocesi di Bouar è illuminata e fecondata dal carisma di san Michel Garicoïts.
In questi mesi di sofferenza, di pericolo e di guerra nessuno di loro si è ritirato, nessuno ha smesso di seminare Carità e Speranza nella vita e nel cuore del prossimo, credendo con tutta la forza del loro dono gratuito e quotidiano che l’Amore vince sull’odio e sulla paura, dimostrando con il loro sorriso fiducioso e disarmante che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce!