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Ai Miracoli Gesù nasce tra le macerie di Gaza

Il manico della cesta è rotto, come quasi tutto a Gaza. Palazzi, case, scuole e ospedali trasformati in macerie, immortalati dal fotoreporter italiano Eduardo Castaldo, non sono più soltanto una testimonianza fotografica di una guerra orrenda che sta devastando la Striscia ma, nella chiesa Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo a Roma, diventano scenografia alla nascita di Gesù. L’allestimento del presepio, ospitato da una cappella del santuario, è minimale: oltre ai grandi pannelli fotografici di sfondo e alla cesta, dove la notte della vigilia verrà posto Gesù bambino, si distinguono solo due scritte: «Gaza 2023» – a mo’ di didascalia spazio-temporale di un evento che da duemila anni si ripete mai uguale – e la frase evangelica «Se avessi compreso, anche tu, quello che porta alla pace» (Lc 19,42), che suona come una riflessione amara sul conflitto in corso ma anche come l’unico augurio possibile per la sua risoluzione.  L’idea di ambientare il presepio nell’attualità del mondo odierno è ormai una tradizione per la chiesa gemella amministrata dai padri betharramiti: «Quest’anno – spiega il rettore padre Ercole Ceriani – il tema non poteva essere che Gaza, la cui situazione è talmente terribile da essere stata definitiva “l’inferno sulla Terra”. Proprio qui, oggi, viene al mondo Gesù. So che per alcuni può essere difficile definire presepe questa realizzazione ma questo è il nostro tempo: alberi di cui rimane solo il tronco e foglie secche per terra sono documento del valore nullo che ha la vita laddove prevalgono presunzione, prepotenza e cinismo; eppure Dio, Signore della vita, conferma la sua alleanza con l’umanità e nasce, speranza per tutti».

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