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Capitolo regionale: tre giorni per preti e laici

Sono tre giorni di raro sole a Bétharram, casa madre della congregazione del Sacro Cuore che in questi giorni e fino al prossimo 25 gennaio ospita il capitolo della regione San Michele Garicoits. Tra discussioni e votazioni per i deputati del Paraguay, la sessione di lavoro tra laici e religiosi è di particolare interesse per i nostri lettori. I lavori per i rappresentanti laici di Costa d’Avorio, Italia e Francia sono cominciati venerdì 20 gennaio, con una visita commentata al santuario di «Notre Dame» condotta da padre Gabriel Verlay, seguita da una «lezione» tenuta da padre Pierre Grech. Il sacerdote ha detto ai laici che occorrono nuovi modi di presentare la vita religiosa, non solo indicando come stile del prete i voti perpetui ma anche proponendo la vocazione religiosa come una forma di donazione della vita. «Solo a partire da un amore evangelico si possono creare comunità internazionali funzionanti e convertire l’esistente in opere di servizio alle nuove povertà» ha detto l’ex superiore generale. Nel pomeriggio presso la casa delle Figlie della Croce di Igon, dove san Michele era solito recarsi a predicare, i laici francesi (Michèle, Benoit, Veronique, Daniel, Dominique, Daniel, Hélène e Jean-Claude), italiani (Natale, Giovanni e Ilaria) e ivoriani (Anne-Marie, Boniface, Henriette) si sono ritrovati per fare il punto sulla situazione laicale nei diversi vicariati anche con l’aiuto di padre Jean-Luc che ha dato ufficialmente il benvenuto a tutti i delegati. È emersa una differenza sostanziale tra le varie esperienze: i laici francesi sono per lo più organizzati in fraternità entro le quali, con riunioni a cadenza regolare, approfondiscono la spiritualità betharramita accompagnati da un sacerdote. Interessante notare come la maggior parte dei gruppi sia organizzato intorno a una parrocchia o a una comunità non più gestita da padri betharramiti. Oltre a queste realtà, da due anni un altro gruppo si occupa della gestione dell’Accueil di Bétharram dove vengono ospitati visitatori del santuario e pellegrini verso Santiago de Compostela. I francesi ci tengono a sottolineare la bellezza di questa attività che permette di condividere quotidianamente la vita dei padri non solo a parole ma anche nei fatti. Anche in Costa d’Avorio si cominciano a formare delle fraternità secondo questo modello (a Dabakala, Adiopodoumé e Yamoussokro), anche se le persone coinvolte spaziano dai bambini, ai giovani, agli adulti. Proprio come il gruppo «Me Voice» francese, gli ivoriani hanno redatto una carta costituzionale del loro gruppo che hanno presentato al superiore generale durante il suo ultimo viaggio nel Paese. La situazione italiana registra invece gruppi di diversa ispirazione che toccano la spiritualità ma anche l’impegno pratico: da quelli parrocchiali e missionari al «Cenacolo» di Castellazzo di Bollate più simile al modello di fraternità francese; dalle onlus riconosciute giuridicamente AMICI Betharram e Il Mosaico al centro di comunicazione Beatgorà; da volontari e genitori adottanti ai giovani Betharramici legati alla parrocchia di Montemurlo. Presentate al consiglio regionale in un clima propositivo, per la prima volta non c’è stata l’intenzione di uniformare intorno a un modello l’esperienza laicale di Bétharram nella regione, ma anzi ne è stata valorizzata la diversità come «elemento che arricchisce» anche se indubbiamente rende più complicata la condivisione. I laici si sono poi confrontati con i padri in gruppi di lavoro misti durante i quali è emersa la voglia di organizzare incontri nazionali e internazionali tra i vari gruppi ma anche tra i padri che li accompagnano, magari proprio a partire dalla casa di accoglienza di Bétharram. Alcuni hanno proposto un coinvolgimento formativo che porti alla nascita di «laici oblati betharramiti» mentre altri preferiscono partire da una collaborazione pratica e «sul campo» in parrocchie e comunità. Tra le proposte messe sul tavolo, c’è l’idea di fare delle specie di «open day» per far conoscere la realtà betharramita, dar in mano ai laici l’organizzazione di pellegrinaggi sui passi di san Michele e sistematizzare gli inviti dei collaboratori dei padri alle feste della congregazione (come celebrazioni e ordinazioni sacerdotali). Per l’Italia particolare scalpore ha fatto la lettera indirizzata al capitolo da parte dei giovani di Montemurlo i quali, nonostante la partenza dei padri di Bétharram, hanno manifestato la voglia di continuare il loro cammino affianco alla congregazione con incontri continuativi e viaggi internazionali: un manifesto d’intenti importante che dovrebbe diventare una priorità per l’intero Vicariato.

 

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