«Il giorno 11 di febbraio (1928) venne aperta ufficialmente la casa religiosa dei Preti del Sacro Cuore di Betheram (sic!) alla presenza del Clero locale, del Vicario Podestà e di una gran folla di popolo». Comincia così lo scarno trafiletto con cui «L’Eco di Colico» del febbraio 1928 annunciava la nascita della comunità betharramita locale, la prima in Italia composta da religiosi italiani. L’articoletto – che racconta in poche righe il corteo e la benedizione di «Ca’ Bepin», povera dimora di cortile presa in affitto poco lontano dalla chiesa di San Bernardino nella località di Villatico – è stato trovato da un gruppo di giovani appassionati di storia locale, che stanno realizzando un libro sulle tradizioni di Colico. Nel numero successivo del giornale padre Giovanni Bisio, responsabile della nuova fondazione, faceva apparire i ringraziamenti per la «commovente simpatia» con cui la popolazione aveva partecipato «alla profonda gioia di poter aprire, quantunque provvisoriamente, un nido in territorio patrio» per alcuni giovani seminaristi. E subito dopo approfittava dello spazio concessogli dal giornale per pubblicare la prima puntata della biografia del fondatore, il beato (all’epoca) Michele Garicoits. In seguito i primissimi betharramiti italiani, assediati dai debiti, lanciarono anche una sottoscrizione per l’acquisto di una casa.