3 giugno 1965: mezzo secolo esatto fa i superiori dei padri betarramiti ottenevano un’udienza con Paolo VI, che proprio in quei mesi stava licenziando il Concilio Vaticano II. Non è la prima volta che i betarramiti incontravano Paolo VI: solo tre anni prima, il Montini, ancora arcivescovo di Milano, aveva visitato la casa madre di Bétharram, di ritorno da un pellegrinaggio a Lourdes. Tuttavia, questo baciamano – come viene chiamato il saluto al pontefice – è destinato a diventare «storico» per la congregazione. Durante la benedizione in favore della famiglia religiosa, infatti, il papa chiede notizia di padre Giuseppe Airoldi, betarramita e fondatore della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di Lissone. Padre Giuseppe – spesso definito dai confratelli francesi «il simpatico curato di Lissone» – aveva evidentemente colpito Paolo VI (forse già dai tempi della pastorale nella diocesi ambrosiana). Tanto che in un’udienza precedente, alla quale l’Airoldi era stato ammesso solo all’ultimo momento, al segretario che tentava di spiegare al santo padre l’identità del betarramita Paolo VI rispose: «Padre Giuseppe Airoldi? E chi non lo conosce?!».