Sono due padri betarramiti i fortunati che hanno partecipato ad uno speciale corso di Esercizi Spirituali tenuto a Lonato sul Garda dal 28 agosto al 3 settembre scorso nella famosa abbazia di Maguzzano, dove don Teofilo Folengo, benedettino dell’abbazia di Sant’Eufemia il cui nome d’arte era Merlin Cocai, ha concepito il Baldus, suo capolavoro (in foto la lapide commemorativa nel cortile dell’abbazia).
Il corso – destinato ai sacerdoti – era aperto però anche ai religiosi e laici dei membri delle opere di san Giovanni Calabria, fondatore della congregazione dei Poveri servi e delle Povere serve della Divina Provvidenza. I partecipanti, tra cui figuravano anche i nostri padri Ernesto Colli e Albino Trameri, erano religiosi provenienti da quattro parti del mondo: Asia, Europa, Africa, America.
Un corso veramente coi baffi, speciale per diverse ragioni. Innanzitutto per la location: un’abbazia millenaria dove si respira l’afflato spirituale dei trappisti e dei benedettini che per secoli l’hanno abitata e attualmente animata dai figli di don Calabria; in secondo luogo per il tema, ovvero il commento alla lettera di san Paolo ai Galati da parte di una suora; ma soprattutto un corso speciale per il programma che prevedeva una sola riflessione quotidiana, mentre il resto della giornata era lasciata alla riflessione e alla preghiera personale e si concludeva con la celebrazione dell’Eucaristia.
Curiosa e originale anche l’animazione, curata dal meglio del formatori della congregazione di don Calabria. Tra i presenti, i Superiori Maggiori delle varie comunità che si rendevano disponibili per colloqui individuali, la vicaria generale suor Maria Rosa, animatrice per la liturgia e per l’ikebana con la partecipazione di suor Joná, formatrice nella Casa Madre, che accompagnava i canti con la chitarra. A colpire i padri betarramiti presenti soprattutto il commento alla lettera paolina presentata da suor Graciela, diplomata in Sacra Teologia e Sacra Scrittura, ma anche l’omelia di padre Valdecir, formatore ed esperto in campo esegetico. I padri, immersi in un panorama da favola, hanno conosciuto un ambiente fraterno e sereno dove il padrone era solo il silenzio. Non a caso l’abate Alessio Ugoni nel 1553 parlando dell’abbazia scrisse: «Soltanto il Paradiso possiede un simile paradiso».