L’anno prossimo avrebbe compiuto 30 anni, invece, l’esperienza betarramita della parrocchia Sant’Ilario nel quartiere gallaratese di Milano finisce qui. Ad annunciarlo ufficialmente il superiore generale padre Gaspar Perez il cui consiglio ha deliberato lo scorso 17 giugno la chiusura della comunità e la restituzione della parrocchia all’arcidiocesi milanese il prossimo settembre. Il motivo sarebbe la mancanza di forze del vicariato che non riesce più a garantire una presenza adeguata alla realtà parrocchiale. I tre padri attualmente presenti in parrocchia, infatti, hanno registrato negli ultimi tempi un sovraccarico di lavoro, insostenibile anche in ragione dell’età avanzata di due di loro. Il vicario per l’Italia padre Aldo Nespoli ha confermato che si tratta di «una decisione sofferta, ma inevitabile viste le condizioni. Mi dispiace soprattutto per i padri attualmente residenti in parrocchia (i padri Alessandro Locatelli, Livio Borghetti e Carlo Antonini ndr) per i quali si rende necessario un ricollocamento».
L’affido della parrocchia alla congregazione del Sacro Cuore avvenne il 21 settembre 1986 per volere dell’arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, il quale assegnò alla congregazione una patata bollente per la diocesi: la parrocchia era infatti «difficile», sorgeva in un quartiere popolare nato durante gli anni Settanta ma ancora mancante di strutture. La chiesa e l’oratorio di Sant’Ilario – fino al 1992 in materiale prefabbricato –si candidava a diventare un centro di aggregazione, una vera comunità tra gli inquilini di quei palazzoni che avevano sradicato i rapporti di vicinato dei vecchi cortili.
La missione è durissima e non a caso a iniziare l’avventura viene mandato padre Angelo Pajno – già parroco e maestro di canto a Lissone. Proprio lui, insieme a padre Pietro Felet, segnò l’ingresso nella chiesetta accompagnato dalla sua ex corale in trasferta.
Negli anni da Milano sono passati anche i padri Guido Pradella, Maurizio Vismara, Damiano Colleoni, Carlino Sosio e attualmente i padri Alessandro Locatelli con Carlo Antonini e Livio Borghetti. A tutti loro va il ringraziamento per avere costruito la parrocchia così come oggi viene riconsegnata: cresciuta e migliore.