Si è spento a 81 anni la mattina di Pasqua di dieci anni fa: il 12 aprile. L’anniversario tondo ci permette di ricordare il betharramita padre Angelo Petrelli. Nato a Talamona il 25 maggio 1927, era diventato sacerdote nel 1950: da prete aveva insegnato nel seminario maggiore dei betharramiti ad Albiate finché nel 1969 era entrato nella Segreteria di Stato in Vaticano con il compito di «minutante». Il suo compito consisteva nello stendere le bozze della corrispondenza dello Stato vaticano e del Papa: un lavoro delicatissimo che ben si adattava al carattere meticoloso del betharramita e che padre Angelo svolse fino al 1982 quando fu trasferito in Terra Santa. Dopo un periodo a Betlemme e a Nazaret, dove fu cappellano dell’ospedale Fatebenefratelli, nel 2003 rientrò in Italia e due anni dopo fu ricoverato nella clinica a Solbiate con una salute sempre più precaria. «Quando eravamo giovani seminaristi – ci racconta padre Andrea Antonini uno dei suoi compagni di messa – lo chiamavamo fuchet, per la statura non tanto alta e il suo fisico magricello. Amava la compagnia e ci portava spesso a casa sua a Talamona dove i fratelli erano falegnami e i genitori molto semplici ci accoglievano a braccia aperta. Poi ci siamo persi di vista, io in Brasile e lui in Terra Santa». «Se guardo a questi anni in una visione globale- scriveva invece padre Angelo nei cinquant’anni della sua professione religiosa – li vedo tutti illuminati da una luce soffusa eppure chiara che mi ha sempre aiutato a distinguere il cammino: la volontà di Dio che mi ha sempre guidato nei vari cambiamenti di residenza e servizio apostolico. (…) Se posso lasciare un messaggio ai confratelli e a quanti vogliono ascoltare, faccio mio quello della liturgia che è anche quello del nostro santo fondatore: nella sua volontà è la nostra pace».