«Sono passati esattamente due mesi dall’attacco dei “ribelli” qui a Niem e descrivere la situazione attuale non è semplice».
Comincia così la lettera di aggiornamento che padre Tiziano Pozzi, medico e missionario in Repubblica Centrafricana scrive agli amici italiani per raccontar loro gli sviluppi di una guerriglia che stenta a finire. «Posso però dire – continua Tiziano – che circa il 60-70 per cento degli abitanti è tornato al villaggio anche se vi è ancora molta precarietà. I “ribelli” si sono si ritirati ma si sono installati a circa 35 km da Niem e l’ONU è sempre presente con i caschi blu davanti alla scuola delle suore, ma si percepisce molto bene nella gente una certa inquietudine… Basti dire che parecchi abitanti del villaggio, durante gli avvenimenti, avevano portato le loro (poche) cose da noi e fino ad oggi quasi nessuno è venuto a recuperarle. Inoltre un gruppo di “ribelli” si è installato presso la miniera d’oro di Kpakana che si trova in brousse a soli 8 km da Niem».
«A parte i caschi blu, lo Stato centrafricano è inesistente: da anni non si vede nessun poliziotto, gendarme o funzionario qui a Niem e il loro ritorno non sembra per nulla prossimo. Questo vale per tutto il Centrafrica, esclusa la capitale Bangui. Ma d’altronde da anni il Centrafrica inizia e finisce a Bangui: il resto, tre quarti del territorio nazionale, è terra di nessuno. Nonostante tutta questa incertezza si cerca di andare avanti. Per quanto ci riguarda i malati non mancano né qui al dispensario, né al TAD a Bouar. I lavori del blocco operatorio sono per il momento fermi ma riprenderanno nel prossimo mese di novembre, alla fine della stagione delle piogge. Nel frattempo il materiale inviato dall’Italia è arrivato a Bouar circa un mese fa e spero proprio di poterlo inaugurare la prossima primavera: un’ opera che si poteva realizzare in 6 mesi richiederà tre anni, questa è la nostra realtà. Non posso assolutamente dimenticare nel mio racconto l’ordinazione sacerdotale di padre Marie Paulin, il nostro secondo prete centrafricano che sta facendo degli studi in Costa d’Avorio per diventare infermiere. Dobbiamo pensare al futuro, naturalmente senza dimenticare il presente nel quale tante persone contano su di noi, dandoci grande fiducia, compresi voi che state leggendo. Vi saluto, vi mando un abbraccio e una preghiera per voi e i vostri cari».
padre Tiziano Pozzi