Un lutto ha colpito il mondo dello sport lo scorso 27 luglio, con la morte della campionessa di sci Celina Seghi all’età di 102 anni. La sua carriera era iniziata nel 1934 quando, a soli 14 anni, ai Campionati italiani aveva vinto la prima di 37 medaglie, tra cui si ricorda soprattutto un bronzo ai Mondiali di Aspen nel 1950 nella specialità dello slalom speciale. Seghi era nata all’Abetone (Pistoia) e da anni viveva nel capoluogo, dove frequentava la parrocchia San Francesco, da qualche tempo affidata ai betharramiti. «Preghiamo per lei – scrive la comunità su Facebook – che da anni viveva nella nostra Parrocchia. Finché ha potuto, la si poteva incontrare alla Messa del sabato sera». Della sua religiosità, d’altronde, Celina Seghi non faceva mistero. A 96 anni, al quotidiano “Avvenire” rilasciò un’intervista in cui spiegò: «Mia mamma era molto religiosa. Leggendo un libro su Teresa di Lisieux, scoprì che la sorella della santa si chiamava Celina. Un tipo piuttosto allegro e frizzante… Insomma, piuttosto me! Mio papà però non voleva una figlia con quel nome. Allora le sorelle che vennero prima di me si chiamarono in modo diverso, poi però mia mamma s’impuntò. Come la mamma, anche io sono molto religiosa. Però una religiosità giusta, senza eccessi. Prego… anche la Madonna e cerco sempre di agire come si deve. Se potessi scegliere una cosa bella da portare in Paradiso? Porterei il diploma di solidarietà, il Premio nazionale cultura della solidarietà che mi è stato attribuito dal Centro studi e documentazione sull’handicap di Pistoia». Non gli sci? le chiese l’intervistatore un po’ sorpreso. «No».
