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Betharram d’India: l’esperienza di una chiesa per le minoranze

L’India è un Paese non cristiano eppure è proprio qui che – pur con qualche difficoltà – la congregazione del Sacro Cuore di Bétharram sta meglio fiorendo. A portarci alla scoperta di questa missione è niente meno che il superiore generale padre Gustavo Agìn, in visita nelle missioni indiane proprio in queste settimane. «Questo è un paese non cristiano. Non è facile essere testimone in queste terre – scrive sulla NEF di febbraio – dove la minoranza cristiana venera l’apostolo San Tommaso come primo evangelizzatore e martire». Ciononostante, a 25 anni dalla presenza dei betharramiti in India, il Vicariato dà buoni frutti con 20 membri attivi nel Paese e altri 10 in missione in Repubblica Centrafricana, Argentina, Vietnam, Francia, Inghilterra e Italia dove è da poco arrivato padre Jose Kumar Jonhrose. Chi resta in patria mantiene uno stile di vita semplice, tipico di una religione che è comunque minoranza: «Ad esempio, la casa di Simaluguri (nell’estermo nord dell’India, ndr) – conclude padre Gustavo – ha una piccola parrocchia con 269 famiglie cristiane, la chiesa è fatta di giunchi e si sta acquistando un pezzo di terra per costruire una scuola che sarà frequentata da bambini di famiglie musulmane, animiste e induiste e qualche cristiano».

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