«È arrivato in un momento che faceva seguito a molti dissapori tra la popolazione, eppure con le sue parole e le opere ci ha riunito, cementato e pacificati in un’unica famiglia che ha come punto di riferimento la parrocchia». Nel 1995 raccontava così il sindaco di Pozzaglia Sabina, l’opera pastorale realizzata in due decadi di lavoro dal padre betharramita Dionigi Illini, una vita spesa al servizio di questo minuscolo paese del reatino, del quale proprio quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della morte. Il sacerdote, valtellinese di Isolaccia, classe 1929, dopo gli studi a Colico e ad Albiate, viene ordinato prete a Milano il 17 dicembre 1955 ma la sua vocazione da consacrato la compirà ben più a sud della sua regione d’origine. Fin da subito, infatti, viene destinato alla casa di Monteporzio come maestro dei novizi prima e superiore di comunità poi. Nel 1978, poi, padre Dionigi – ad ormai 49 anni – viene nominato parroco di Pozzaglia Sabina, un piccolissimo borgo sull’Appennino a nord est di Roma, la cui chiesa di San Nicola era stata presa in gestione dai padri di Bétharram appena 5 anni prima. Per oltre un ventennio padre Dionigi ha lavorato per questa comunità con energia e passione, come ci raccontano – con la genuinità della testimonianza – le parole del primo cittadino sopra citate. Padre Dionigi Illini lasciò Pozzaglia alla notizia della malattia che lo avrebbe portato lentamente alla morte, avvenuta il 21 maggio 1997 a Isolaccia anche se la residenza nel paese del reatino non la volle spostare mai. L’amore di questa comunità per padre Dionigi è vivo ancora oggi, a vent’anni di distanza: sabato scorso infatti, alla vigilia dell’anniversario della morte, i padri betharramiti Romano Martinelli, Francesco Radaelli e Albino Trameri hanno concelebrato una messa in suo ricordo a Isolaccia. Tra i fedeli, anche quaranta persone da Pozzaglia che hanno percorso 730 chilometri per commemorare il loro prete.