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Nonno Ugo, il decano dei volontari

I missionari betharramiti in Centrafrica lo considerano il decano dei volontari. E a ragione, perché Ugo Zugnoni – che oggi ha 88 anni – a Niem c’è stato 15 volte, sempre per aiutare questa o quell’opera messa in campo dai religiosi. Poco tempo fa il bollettino parrocchiale di Regoledo di Cosio Valtellino (Sondrio) lo ha intervistato insieme alla moglie Anna, da poco scomparsa, e naturalmente dal racconto è emersa anche l’esperienza in missione 

«Lavoravo in Valchiavenna come casaro. Poi ho fatto la scuola di muratore e ho iniziato con qualche lavoretto, mi aiutavano i figli. Per tre anni ho fatto il casaro a Regoledo. Alle 8 del mattino avevo finito e iniziavo la giornata da muratore. Io e l’Anna abbiamo fatto tanti viaggi! Egitto, Thailandia, quattro volte in America, in California, dove c’è la sorella dell’Anna. Abbiamo girato tutta la zona, siamo andati anche a Las Vegas a giocare! Poi siamo andati in Giordania e Israele, al mare con gli anziani del Comune e sulle Dolomiti con amici. Ma abbiamo anche provato due crociere nel Mediterraneo e sul Reno. Io da solo sono stato anche in Russia e a Kiev». «A Natale, però, – dice Anna – la famiglia si ritrovava tutta insieme. Ma un Natale, tanti anni fa, Ugo arrivò a casa dicendo che pochi giorni dopo sarebbe partito per l’Africa. Non ci credevo, sapeva quanto ci tenevo al Natale, ma lui aveva deciso ed è partito» «Mi aveva chiesto – spiega Ugo – Giovanni Ciapponi (altro storico volontario delle missioni betharramite, ndr) di andare ad aiutare a sistemare la sala parto dell’ospedale in Centrafrica. Sono stato via due mesi e mezzo. Dopo quella volta sono tornato in Africa 15 volte. Sono grandi esperienze, in mezzo a quei bambini, la miseria più nera…». A Niem, Ugo ha allargato l’ospedale e ha sistemato moltissime cose a livello edile, coordinando il gruppo locale di muratori con tale successo che, ancora due anni fa, a 86 anni, è ripartito per dare una mano alla costruzione della nuova sala operatoria, per la felicità dei missionari che ben conoscono le sue abilità tecniche e il suo carattere entusiasta. «Sacrifici ne abbiamo fatti – riprende il filo, Ugo – ma abbiamo avuto anche tante soddisfazioni. Con un po’ di fortuna e un po’ di fede che aiuta! Le cose capitano perché devono capitare: come l’Africa, quando mi hanno chiamato per un aiuto…» «Ugo è curioso e continua a imparare – spiegato le redattrici del bollettino – Usa il pc, è affascinato dalle scoperte della tecnologia, che i suoi nipoti incoraggiano. Ha fatto molti filmati in Africa, che prima trasferiva su Cd e ora su chiavette, e che volentieri mette a disposizione. Ugo compone anche poemi per le nipoti che si sposano. Ad Anita, in particolare, ha scritto: “Anita cara, abbiamo una parente che dipinge e i suoi quadri sono molto belli. Uno, in particolare è molto significativo: riporta due mani, una bianca e una nera che sostengono un bambino né scuro né chiaro appena uscito dal grembo materno. Quel dipinto, che oggi hai tra le mani, l’ho portato nel mezzo della savana, nella missione di padre Tiziano, in Repubblica Centrafricana. L’ho appeso alla sala parto del piccolo ospedale, dove anche io ho fatto il manovale. Vi nascono 350 bimbi l’anno, e lo ricordo ogni compleanno! Anche le mie mani hanno partecipato alla sua costruzione. Nonno Ugo”».

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