Dopo 17 anni passati al servizio dei malati come cappellano, padre Alessandro Paniga lascia la residenza per anziani San Carlo dei Fatebenefratelli a Solbiate (Como). Il religioso è stato infatti destinato dai superiori ad altro incarico. «Quando nel 2003 sono arrivato in questa struttura – ha spiegato padre Alessandro – non avevo una grande esperienza del servizio continuo ai malati e agli anziani. Il mio impegno è stato entrare in punta di piedi, perché – come disse un frate francescano in un convegno – quello della sofferenza è “un luogo sacro, una terra dove si può incontrare Dio”. Ho cercato di accostarmi alle persone con rispetto, delicatezza, discrezione. Ho cercato di essere presente, vicino, farmi compagno nella malattia, prestando conforto, consolazione, ascoltando e pregando con gli ospiti. Ho offerto soprattutto speranza. Ho pregato spesso con chi soffre. Abbiamo avuto tra noi anche dei sacerdoti diocesani e alcuni miei confratelli betharramiti che ho accompagnato nel loro ultimo tratto di vita. Ho sempre ricevuto da loro un esempio di come vivere sereni e con fiducia grande in un Dio misericordioso che accompagna sempre, anche nei momenti più difficili. Ho donato a questi anziani e malati un po’ del mio tempo e mi sono sentito sommerso da tanti “grazie”».
«Mi viene in mente Giovanna (i nomi che userò sono fittizi), una fumatrice incallita. Mentre stava fumando, all’improvviso, il giorno prima di morire mi chiese un bacio. Oppure Emilio, un anziano allettato e quasi cieco, a cui era morta una figlia qualche tempo prima: una domenica, mentre gli davo la Comunione mi disse :”Padre ti voglio bene”. Tanto più che il Vangelo di quella domenica riportava il passo di Pietro che diceva a Gesù: ”Tu sai che ti amo”. Poi, c’è Paola, una donna meravigliosa malata di Sla, morta un po’ di tempo fa, che mi chiedeva sempre dov’ero stato quando non mi vedeva da un paio di giorni. Aveva una grande fede e un grande coraggio. Pur nella sua situazione, mi ha sempre detto che non avrebbe mai chiesto l’eutanasia. Luigi invece era un miscredente che ne aveva combinate di tutti i colori, eppure una domenica me lo ritrovai a Messa. Mi disse che era venuto a farmi visita, visto che di solito ero io che andavo a trovarlo. Molti mi hanno detto che hanno pregato e pregano per me, e questa è una cosa molto bella soprattutto in questo periodo per me difficile. Ringrazio il Signore per il bene che ho ricevuto da queste persone. Sono contento del lavoro che ho svolto in questi anni, malgrado i miei limiti e le mie deficienze. L’elogio più bello che ho ricevuto è stato quello di una persona anziana e malata che il Signore è dentro il suo cuore che un giorno mi disse: “Padre, lei sorride sempre a tutti; si vede che il Signore è dentro il suo cuore”. Fosse vero! Me lo auguro con tutto il cuore. Diceva il mio fondatore san Michele Garicoits: “Nessuno può essere felice se Dio non lo fa felice”. La nostra vita vale nella misura in cui la doniamo. E se doniamo, cerchiamo di farlo con gioia perché “Dio ama chi dona con gioia”».
«A Solbiate lascio un pezzo di cuore. Ringrazio il Signore che mi ha dato la possibilità di svolgere il mio ministero tra i malati e gli anziani. Ringrazio di cuore i Fatebenefratelli che in questi anni mi hanno fatto sentire come in famiglia. Ringrazio quanti hanno collaborato con me nel servizio religioso e spirituale che abbiamo offerto a questi nostri fratelli anziani e malati nella certezza che quel poco che abbiamo potuto fare abbia giovato a loro davvero. Ringrazio di cuore quanti mi sono stati vicini in questi anni, per l’amicizia che mi è stata data e che continuerà spero anche lontano da qui. Grazie del bene che mi avete voluto».