di padre Beniamino Gusmeroli
(Repubblica Centrafricana)
Quindici cappelle di villaggio si organizzano per celebrare la cresima. Un villaggio viene scelto per l’occasione durante una sessione di formazione dei catechisti, sessanta chilometri dal centro. Il cardinale designa il decano del decanato per l’amministrazione. La data scelta è sabato sette maggio. I candidati raggiungono il villaggio di Modale, tutti a piedi. Il programma prevede il giorno precedente per un ritiro e le confessioni. I candidati 86 quasi tutti adolescenti. È già la stagione delle piogge che quest’anno sembrano arrivare in anticipo. Vista la situazione meteorologica decido di non andare via fiume perché il temporale oltre che a inzupparmi crea onde sul fiume che la piroga non può sormontare…. E io non so nemmeno nuotare.
Parto il giovedì verso mezzogiorno, prevedendo di arrivare a destinazione in serata. Decido di andare fino a un villaggio a 40 km in jeep e proseguire affittando una moto al villaggio per i restanti 20 km non essendoci più strada percorribile in jeep. Giunto al villaggio dove lascio la jeep, mi dicono che non è possibile proseguire in moto: ha piovuto tutta la mattinata, le strade in foresta sono impraticabili anche con la moto. Ci vogliono almeno tre giorni di sole perché il terreno si asciughi quel poco che serve per rendere percorribili le strade, o meglio i sentieri che attraversano la foresta collegando i villaggi tra di loro. Rimane la via fiume, ma ormai è tardi bisogna aspettare il mattino seguente.
Al villaggio mi trattano da signore: acqua per lavarmi, cibo a base di manioca e legumi locali in abbondanza. Fa buio presto così mi corico nella chiesetta del villaggio. Alle 5 del mattino seguente sono in piedi pronto per partire, una piroga mi attende in riva al fiume. Carico lo zaino da viaggio e la borsa con il necessario per la messa. Venti km di fiume percorsi a forza di remi mi attendono, due forzuti giovani li impugnano per tre ore e mezza. Il tempo è sereno.
Magnifico il fiume di mattina presto, le luci dell’alba, tantissimi uccelli ti tutti i colori e dimensioni che percorrono il fiume. Peccato non aver portato una macchina fotografica adatta. I due rematori che mi accompagnano proseguono con tutta la forza che hanno nelle braccia ma i chilometri sono tanti. Rimaniamo vicini alla riva, costeggiando i villaggi. Già di mattina presto sono innumerevoli le donne al fiume: chi a lavare i panni, chi a lavare i bambini, chi ad attingere acqua. Già, la maggior parte dei villaggi non possiede un pozzo di acqua potabile e l’approvvigionamento dell’acqua per il consumo domestico è quella del fiume. Tutti manifestano la loro gioia nel vedere il padre passare: si alzano come silhouettes in controluce, corpi snelli, saluti di mani che si alzano sventolando e sorrisi grandi, innocenti e spontanei. Mi mettono una grande gioia dentro.
Dopo quasi quattro ore di canoa tocchiamo la riva del villaggio di destinazione. Le urla festanti dei bambini sono i primi saluti e subito un gran numero di ragazzi e ragazze si affacciano alla riva. Bwa a ga awe. Il padre è arrivato… Saluti calorosi, abbracci da commuovermi. Cosa ho fatto per meritarmi tanto affetto? Bah, loro sono contenti che io sia là con loro. Il venerdì è dedicato alla preparazione: un po’ di ritiro e confessioni. Che peccati possono avere? Già a 15- 16 anni sperimentano che la vita è dura, ma è la loro vita non ne hanno un’altra in alternativa. Una cosa che scopro sempre di più è che loro sono disposti a donarti il loro entusiasmo e in cambio chiedono fiducia e accoglienza… Il resto verrà.
La sera mangiamo insieme poi ci si corica presto, alle 18 è già buio. La cappella si trasforma in dormitorio: novanta persone in uno spazio di 15 metri su sei. Mi dicono che il mio posto è sull’altare, così preparo la mia zanzariera da campeggi e tutti i ragazzi si addormentano su un telo che il villaggio mette loro a disposizione. Di notte il temporale e un vento forte. Io dormo, stanco, ma sento di tanto in tanto delle urla dei ragazzi per il vento forte e i lampi da paura. La mattina del sabato tutti al fiume a lavarsi e gli adulti del villaggio prendono il telone usato per dormire e preparano una tettoia all’esterno nella cappellina per accogliere al riparo dell’eventuale pioggia o sole la gente per la messa. Sono già le 10.30 e l’incaricato per la cresima non è ancora giunto. Mi dicono che dovremmo iniziare perché molti di loro devono prendere la strada del ritorno per giungere al loro villaggi per la notte. In effetti eravamo d’accordo con il decano che in caso di impossibilità di raggiungerci da parte sua avrei amministrato io le cresime. Non è la prima volta.
Iniziamo la messa. Giungiamo alla fine dell’omelia e stiamo per iniziare le cresime. Il padre arriva. Tutto impantanato, con la moto in cui non si distinguono più i colori. Faccia tramortita. “Sono partito alle 5 questa mattina” mi dice ma la strada è pessima. Mica male, 6 ore e mezza per fare 60 km. Si inserisce nella messa e amministra le cresime. Canti, gioia, spensieratezza riguardo alla strada del ritorno. All’offertorio ognuno offre quello che ha portato: manioca, banane plantin e dolci, diversi tipi di patate, legumi locali, qualche pollo, ci sono anche due capre. Finita la messa con quanto è stato donato all’offertorio prepariamo un pranzo insieme.
Le capre, mi dicono, sono per i due preti, così le carichiamo sulle moto per il ritorno. Alle 14 circa prendiamo la strada del ritorno, questa volta in moto. La strada non è migliore né più veloce del fiume: un continuo pantano scivoloso, su una moto senza freni e con la frizione che slitta. Un centinaio di metri in sella e un altro centinaio a piedi, finche non raggiungiamo il villaggio dove ho la jeep. Rientro a casa alle ore 20. Per fortuna che all’entrata di Bangui i militari mi conoscono se no avrei rischiato di passare la notte lì. La missione: un tesoro prezioso messo nelle nostre mani fragili, dove al centro dell’annuncio c’è il cuore di Dio che accoglie il cuore delle persone e promette vita, l’ho letto sul volto dei giovani dei villaggi. Il resto: i viaggi, la fatica, i contrattempi, le intemperie sono solo corollario.