Padre Tiziano ci ha mandato una letterina dalla missione di Niem (Repubblica Centrafricana)…
Niem, 6 dicembre 2015
Carissimi,
domenica 29 novembre è stata una giornata davvero particolare.
Mentre Papa Francesco era in viaggio per venire in Centrafrica io prendevo la “pista” per andare a celebrare la Santa Messa a Ndongué Ladouane, uno dei più grandi villaggi della nostra missione, a circa 50 km da Niem.
Prima di arrivare a destinazione ho attraversato il villaggio di Yelewa dove l’Onu ha installato un campo per i rifugiati. Ho visto diversi campi profughi ma averne uno vicino a casa fa una certa impressione!
Arrivato a Ladouane ho trovato una pattuglia di caschi blu: mi hanno fermato dicendomi che non potevo continuare perché, non lontano da lì, era in corso un’operazione militare; ma quando ho detto che andavo a celebrare la Messa mi hanno lasciato passare.
Arrivato al villaggio l’ho trovato quasi completamente deserto: erano rimasti solo pochi uomini per proteggere le loro case; tutti gli altri abitanti, donne e bambini compresi, si erano rifugiati nei campi per paura di un attacco di non meglio precisati “ribelli”.
Anche se in pochi, abbiamo suonato la campana e alcune persone si sono unite a noi per la celebrazione: abbiamo pregato insieme per la pace e poi sono potuto rientrare senza problemi.
Nel pomeriggio Papa Francesco a Bangui ha compiuto un gesto davvero importante: ha aperto la Porta Santa della cattedrale per il Giubileo dedicato alla Misericordia.
Ha compiuto questo gesto qui, ancora prima di farlo a Roma!
Sicuramente alcuni di voi durante questo anno santo varcheranno la porta santa di San Pietro mai io vi invito a considerare “sante” tutte le porte delle nostre chiese e anche quelle delle piccole cappelle della savana africana dove spesso la porta è fatta di due assi sbilenchi messi lì per impedire alle capre di entrare.
Vi auguro anche di trovarle aperte per entrarvi per una breve visita, per una preghiera e soprattutto per sentire dentro di voi la pace, il perdono e la misericordia di Dio che ci accompagna e, con tenerezza di un Padre, ci abbraccia e ci accoglie sempre, con un sorriso ed un incoraggiamento, per quanto profonde possano essere le nostre ferite, per quanto peccatori o lontani dalla Chiesa possiamo essere.
Un segno caratteristico dell’anno santo è il pellegrinaggio.
Vi invito a fare questa esperienza singolarmente, in famiglia e – perché no? – tutti insieme, magari in una bella giornata della prossima primavera. Naturalmente potete scegliere il santuario da raggiungere però vi do una regola che dovete cercare di seguire: gli ultimi dieci chilometri li dovete percorrere rigorosamente a piedi! Al massimo potete fare uno piccolo sconto agli “over” 70! E si, perché un vero pellegrinaggio richiede impegno e sacrificio.
Papa Francesco ci ricorda che un pellegrinaggio che porti davvero frutto è caratterizzato da tre tappe:
1. Non giudicare e non condannare
2. Perdonare
3. Donare
Anche in questi momenti difficili un po’ ovunque, che il vostro cuore, il cuore delle vostre famiglie e delle vostre parrocchie possa assomigliare sempre di più ad un “ospedale da campo” dove si cerca di dare una mano a tutti e sempre di meno a una “dogana”, dove possono entrare solo quelli “a posto”, con tutte le carte in regola.
I miei confratelli ed io stiamo tutti bene e, nelle nostre tre comunità (Niem, Sant Michel e Fatima a Bouar), pur con qualche limitazione e prendendo qualche precauzione, continuiamo il nostro lavoro.
Anche i lavori del blocco operatorio procedono.
Dopo aver concluso le fondazioni abbiamo iniziato a erigere i muri, grazie specialemete al lavoro di Gianni, che ormai anche voi state conoscendo da queste pagine, tornato qui da noi dall’Italia circa due settimane fa.
Quando qualche intoppo si presenta la Provvidenza ce lo risolve sempre.
Certo, se ragionassimo solo con la testa sarebbe forse meglio fermarsi un momento e vedere come vanno le cose, anche perché questo è un progetto davvero impegnativo sotto tutti i punti di vista.
Ma a noi missionari il buon Dio ogni giorno fa la grazia di ragionare non solo con la testa ma anche e soprattutto con li cuore.
Approfitto anche per ringraziare tutti coloro che con il costante sostegno ci aiutano a portare avanti questo “sogno”. Grazie infinite!
Credo davvero che in questo momento di difficoltà, di incertezza e anche di paura il nostro primo dovere sia quello di stare qui per essere testimoni di speranza, per mostrare alla nostra gente che un futuro migliore è sempre possibile e che il Male non avrà l’ultima parola.
Un pensiero e una preghiera a Maria ,Madre di tutte le Misericordie, per tutti i vostri cari che quest’anno il Signore ha voluto vicino a sé.
BUON NATALE e buon anno della Misericordia a tutti voi e ai vostri cari,
Un forte abbraccio.
p. Tiziano Pozzi