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Ai Miracoli Gesù nasce in un campo di grano

Un grande campo di grano cresce nel centro di Roma. Una distesa di spighe dorate e mature sembra aprirsi tra due quinte che, in bianco e nero, mostrano le deturpazioni dell’incuria e dello spreco nella medesima metropoli. Anche quest’anno il presepio del santuario dei Miracoli, in piazza del Popolo a Roma, vuole parlare ai contemporanei con il loro linguaggio; e dopo il dramma della (mancata) accoglienza affrontato lo scorso anno con il segno delle lanterne verdi, quest’anno il tema è la sacralità della natura e del mondo, troppo spesso sprecata per consumismo o per mancanza di rispetto. «Le cose, la materia ha un’anima che siamo chiamati a custodire: ce lo insegna Papa Francesco nella Laudato si’ – spiega il rettore, il betharramita Ercole Ceriani -. In un pianeta materialmente deturpato e svilito (le immagini laterali del presepio si riferiscono allo scempio della stessa piazza del Popolo dopo un bivacco di turisti-teppisti), Cristo viene nella carne e nel pane (ecco il simbolo delle spighe) a riconfermare che tutto è sacro e da salvare». La composizione è affiancata da due testi poetici, il primo di padre David Maria Turoldo – «Lodato sia il mio Signore perché le cose sono buone, per gli occhi che ci ha dato a contemplare queste cose…» – e il secondo di Alda Merini: «Fioriscono le rose e nasce un bimbo meraviglia di tutti… Questo mistero lo capisce soltanto la natura che tace e che sorride come il vento».

 

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