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«Ecco la nostra Gmg»

Un mese fa quasi esatto si concludeva a Lisbona la Giornata mondiale della gioventù, il grande evento che periodicamente riunisce ragazzi e ragazze cattolici provenienti da tutto il mondo alla presenza del Papa. Alla Gmg 2023 hanno partecipato anche tre Betharramici, i giovani che da anni approfondiscono il carisma di San Michele Garicoïts insieme ai padri betharramiti della parrocchia San Francesco di Pistoia  e in particolare al loro referente padre Simone Panzeri.
Ecco cosa hanno scritto due di loro al ritorno da questa bella esperienza.

Cosa ti porti dietro da questa Gmg? Non chiedetemelo, fate prima. Ci metto sempre un po’ a elaborare il tutto. Quello che mi porto dietro sicuramente sono le emozioni provate prima della partenza, una partenza che ho rincorso a causa delle priorità che mi sono data. L’incertezza di non partire era quello che mi preoccupava più di tutto, mancare a questo evento e non potergli dare una seconda possibilità: la Gmg di Cracovia aveva lasciato tanti segni, stanchezza e lacrime. Questa era l’ultima Giornata Mondiale della Gioventù a cui potevo partecipare. Infine la certezza di poter partire, ho tirato un sospiro di sollievo, sono riuscita a portare a termine tutti gli impegni prima del previsto e oltre il sollievo ho provato gioia. È stata una Gmg fatta di stanchezza: quella fisica l’ho sentita tutta a partire dalle notti passate a dormire in pullman all’andata e al ritorno, ma era una stanchezza di poco conto rispetto a quella mentale. Il lavoro, gli accadimenti dell’ultimo anno e lo studio mi hanno fiaccato tanto. Sono partita senza aspettative, anzi mi ero preparata al peggio, se non al sequel di Cracovia (nella mia testa era un film dell’orrore). Per fortuna non è stato così. A guarire quella prima stanchezza ci ha pensato la famiglia ospitante. Io e le mie compagne ci siamo trovate a dormire in una taverna, che in realtà era un secondo appartamento, nel cui angolo cucina la “mamma” ci faceva trovare sempre qualcosa da mangiare per il nostro tardo rientro. La disponibilità di Maria a portarci sull’oceano a vedere il tramonto, dicendoci che di solito il mare non era così calmo ma più agitato, e che non si riesce a distinguere l’acqua dal cielo; le domande precise di Louis, uomo di poche parole, ma molto espressivo. Riporto tutto questo sotto la parola amore. Riporto le lacrime della giornata del venerdì, giornata in cui ho fatto a cazzotti con me stessa e fatto anche pace, mi sono rialzata dall’annata passata con qualche livido ma con il sorriso. Riporto a casa la gioa. La gioia nello stare con i miei amici a Parque Tejo sotto le stelle, nonostante durante tutta la giornata del sabato e della domenica si sia detto “Basta è l’ultima!” “C’è un motivo per cui mettono un’età massima per poter partecipare a questo evento!” Riporto a casa la parola “alzati”. Riporto a casa la parola “obrigado” che non è solo un grazie è un qualcosa di più. Quel più che ancora non mi so spiegare e non so raccontare alla domanda “Cosa riporti da questa GMG?”
Sara Benassai

Madrid 2011. Rio de Janeiro 2013. Cracovia 2016. Lisbona 2023.
Quanto è difficile mettere insieme cielo e terra? L’azzurro infinito con le profondità del mare? Il segreto sta forse nelle piccole cose? Quelle ormai andate in disuso o dimenticate, quelle che non fanno tendenza, quelle che ti fanno perdere i like…
Anche io, come quel milione e mezzo di giovani, mi sono messa in viaggio per la mia quarta Giornata Mondiale della Gioventù e già questo può sembrare alquanto fuori moda. Ma vedete, passano gli anni e c’é come un filo rosso che unisce i giorni e le ore della mia storia e che mi riporta sempre al punto di partenza, quello che una persona a me tanto cara chiamava “punto di fuga”, “fondo dei desideri”, andare “più in là”. Probabilmente queste parole vi sembreranno fuori dal mondo, esagerate, troppo utopiche… proprio come il voler unire cielo e mare. Partire per la Gmg significa questo: prendersi un attimo, una settimana, un momento per andare al cuore di noi stessi e arrivare al cuore degli altri. Milioni di giovani che si ritrovano per riscoprirsi, per dichiarare pace al nichilismo che ci avvolge, per gridare al mondo che noi siamo quelli che hanno creduto nell’Amore. Non è forse così che l’impossibile diventa possibile? Allora ho preparato lo zaino, mi sono messa in cammino e ho incontrato i miei compagni di viaggio. Ho avuto il coraggio di alzarmi e questo mi è valso lo stupore di un’alba davanti all’oceano. Sono andata verso il mio punto di fuga, ho preso la rincorsa e sono arrivata “più in là” dove ogni parola di Papa Francesco ha scavato dentro l’anima, là dove le parole “pace”, “uguaglianza” e “amore” sono quelle che non fanno più scandalo, là dove tanti giovani hanno fatto il gesto più trasgressivo di tutti e hanno preso in mano il Vangelo. E se ci dovessero venire a dire che siamo stati eccessivamente romantici, che abbiamo perso tempo, che siamo dei pazzi altamente sfigati… Noi risponderemo di sì, che siamo quelli che vanno a cercare i posti dove la vita si gusta fino all’osso, dove l’impossibile diventa possibile, dove il cielo incontra la risacca del mare. “Ale, questa è l’ultima vero? Mica vorrai andare a Seul?” “Certo Claudio, è l’ultima… hai già visto quanto costano i biglietti aereo per la Corea del Sud?” “Stavo guardando giusto ora!”.
Alessandra Corti

Foto via Wikicommons

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