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Fratel Emmanuel si presenta sulla Nef

«Sono nato il 15 maggio 1981 e sono ivoriano, originario della Diocesi di Grand-Bassam. Provengo da una famiglia cattolica composta da 6 figli di cui tre sorelle e due fratelli e sono laureato in informatica». Inizia così la presentazione ufficiale sulla Nef di giugno di fratel Emmanuel Agniman Assanvo, che il 28 maggio ha emesso i voti perpetui nella congregazione del Sacro Cuore a Langhirano e che ora si è trasferito nella comunità betharramita di Lissone. «La mia vocazione – continua il giovane – è nata dagli incontri di animazione dei campi vocazionali e dei ritiri, diretti dalle suore della Dottrina Cristiana della parrocchia di Saint Pierre di Niangon- Sud. Durante uno di questi incontri ho conosciuto la Congregazione dei Padri di Betharram nell’anno 2013. Toccato dalla vocazione di questa Congregazione, con gioia sono entrato nella casa di formazione di Adiopodoumé. Dopo tre anni di postulandato ad Abidjan e due anni di noviziato, di cui il primo (anno canonico) nella comunità di Betlemme e il seguente (anno apostolico) a Dabakala (Costa d’Avorio), sono stato ammesso alla professione dei primi voti l’8 settembre 2018 ad Abidjan. Come scolastico, ho beneficiato di tre anni di studi teologici presso l’Università Cattolica dell’Africa Occidentale, ad Abidjan. Nell’ambito della preparazione ai voti perpetui, sono stato inviato per due anni a Langhirano (Italia). In realtà, nel 2013, quando ho varcato il mitico portale della comunità di Adiopodoumé, non sapevo nulla della vita religiosa. Negli anni ho scoperto una gioia immensa nel seguire Gesù più da vicino nella Congregazione dei Religiosi di Betharram. Immergendomi nella memoria per trovarvi elementi che hanno segnato il mio cammino, scopro che il mio interesse per la Chiesa e la Congregazione di Betharram si è intensificato nonostante gli alti e bassi della vita. In altre parole, ho sempre cercato di essere felice dove ho vissuto. Questa facilità di adattamento mi ha permesso di vivere in diverse comunità. La mia ricchezza è riconoscermi povero. Perché i poveri evangelizzano attraverso la loro gioia e la loro solidarietà: uscendo da se stessi, andando verso gli altri, ascoltandoli, accompagnandoli, condividendo i loro valori e quelli di Gesù e del suo Vangelo da betarramita “Uscire per condividere” … Che bella vita! Insomma, se è vero che sembro robusto e forte, ammetto che in questo cammino ho sperimentato
la misericordia di Dio che fonde e trasforma chi si lascia liberare da Cristo Gesù. Oggi mi sento completamente disarmato, completamente dato a Dio. Parte della mia vita è stata legata alla pastorale giovanile e all’animazione vocazionale. “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” (Ger. 20, 7), è un’attrazione, un desiderio di cose spirituali, una fiamma d’amore incondizionato, che libera l’uomo prigioniero che ero e che definitivamente mi riporta alla Luce dell’ “Eccomi” di San Michele Garicoïts».

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