Oggi è la festa del Sacro Cuore di Gesù, una solennità introdotta dalla Chiesa nel 1856 e particolarmente cara ai preti betharramiti. Ufficialmente infatti i sacerdoti di Michele Garicoïts appartengono alla Congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Bétharram. Il santo basco in effetti mise al centro del nome e della regola della sua famiglia religiosa questa devozione che meglio di ogni altra rappresenta l’amore e la misericordia di Dio. La scelta di padre Garicoïts non è affatto banale se si pensa che, negli anni della sua infanzia – come reazione alla precedente radicalizzazione antireligiosa della Rivoluzione francese – si era diffuso un cristianesimo dall’impostazione severa centrato sul concetto del peccato e che attingeva a un repertorio di immagini diaboliche e infernali. Questa visione colpì così tanto Garicoïts che – quando venne il momento di fondare una famiglia religiosa – volle subito prendere le distanze da quel modello. Quando iniziò la devozione di san Michele al Sacro Cuore? «Non lo sappiamo – scrive in un suo testo padre Alessandro Paniga – Forse sulle ginocchia di sua mamma Gratianne. È certo però che in seminario alcuni zelanti preti gliela inculcano e quand’era giovane prete, vicario a Cambo, organizzò il culto al Sacro Cuore nella parrocchia: vi celebrò con solennità la festa, fondò nel 1825 una confraternita che contò ben presto un centinaio di membri, lui stesso compilò in basco gli Statuti. L’intera parrocchia si consacrò al Sacro Cuore. Tanto successo contribuì a propagare nella regione la devozione; in meno di una decina d’anni, nella diocesi di Bayonne sorgeranno oltre 40 confraternite che raggrupperanno più di 5.000 membri. In questo periodo fece sua la concezione del Sacro Cuore nata a Paray-le-Monial e divulgata specialmente dai gesuiti […]. Dal 1830 al 1840 S. Michele ha approfondito la sua dottrina sul Sacro Cuore. Nei suoi scritti seguenti non troveremo più niente di quella sensibilità religiosa di tipo doloristico, né pianti né lamenti del Sacro Cuore ferito, né allusione alcuna alle promesse temporali e spirituali che avranno tanta presa sulla pietà popolare del XIX secolo. La dottrina di san Michele supera questa zona sentimentale, va diritta al mistero e ne coglie i valori essenziali. Il polo d’attrazione non sarà più la Passione di Cristo, ma la sua Incarnazione. Considerando la mentalità del suo tempo, davvero “originale” il Sacro Cuore di Gesù contemplato da Michele Garicoïts! Per lui non si tratta del Cuore di Cristo morto, trafitto dalla lancia, ma di quello di Gesù vivo, nuovo, nei suoi primi battiti, traboccante di vita, di grazia e di amore, nel primo istante della sua esistenza terrena; il cuore appena formato nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, che si offre al Padre per la salvezza degli uomini».
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Foto: Lucio Fontana, Sacro Cuore. Immagine creata per la chiesa gesuita di San Fedele a Milano