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Makila: noi diciamo “Eccomi”?

di Ennio Bianchi

 

I religiosi betharramiti (ci dice varie volte e in vari modi la Regola di Vita della nostra famiglia religiosa) devono sentirsi uniti in modo particolare al Cuore di Cristo che dice al Padre “Eccomi”, offrendo la sua vita per la nostra salvezza. I betharramiti sono chiamati a ripetere incessantemente questo “Eccomi”, che costituisce e testimonia lo slancio generoso di una intera vita.

 

La Parola di Dio ci rivela che l’“Eccomi” lo hanno detto tutti coloro che Dio ha chiamato al suo servizio, dai patriarchi ai profeti, da Cristo a Maria. E Dio stesso ripete “Eccomi” quando lo chiamano. Dobbiamo conoscere il profondo significato di questa parola: dice molto di più di un semplice “”: indica totale disponibilità a comprendere e ad accogliere la volontà di Dio, è adesione incondizionata ai suoi disegni su di noi, nella storia personale, della comunità  e del mondo in cui viviamo.

 

Ed allora nasce per noi tutti religiosi e laici betharramiti una domanda: noi diciamo “Eccomi”? Non “sì” soltanto che poi lascia lo spazio a distinzioni, tergiversazioni, intervalli. Abbiamo un disponibilità totale? Non significa soltanto dire di “” ai cambiamenti di comunità e ad ambiti e settori della predicazione o dei compiti che ci vengono affidati. Ma significa anche – e soprattutto – a lasciarci “condurre” con intelligenza e discernimento dalle urgenze missionarie e pastorali della cultura contemporanea.

 

L”Eccomi”  deve essere apertura ed ascolto del nostro tempo, delle esigenze del territorio in cui viviamo. Deve essere prontezza e disponibilità a cambiare mentalità, ad aprirci alle novità della storia, alla nuova vita che i cambiamenti epocali ci richiedono. L’ “Eccomi” – nella sua completezza – ci chiede di sentirci nel mondo (non del mondo), di sviluppare le perenni novità che la Parola di Dio ci presenta.

 

Non possiamo dimenticare che l’ “Eccomi” ci stimola sempre ad incarnare la Parola. Un’incarnazione che non termina mai nello sviluppo della storia. L’ “Eccomi” è ascolto della cultura contemporanea, che va sentita come il “territorio” della pastorale (nella specificità dei territori e dei popoli). L’ “Eccomi”  non ci permette mai di essere a posto e mai di essere contenti dell’esistente.

 

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