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Padre Arialdo salta su una mina per la seconda volta: il missionario è illeso ma ci sono tre morti

Una mina ha colpito e fatto saltare in aria la jeep di padre Arialdo Urbani, missionario betharramita in Repubblica Centrafricana. Il religioso – che ha 83 anni e dal 1986 opera nel villaggio di Niem, nel nord-ovest del Paese – sta bene ma tre persone che viaggiavano con lui, di cui un bambino, sono morte sul colpo e altre sei sono ferite.

Ieri sera padre Arialdo stava percorrendo la pista da Bogbatoyo a Niem, al termine di una giornata in visita al villaggio sede di una delle prime scuole fondate dal missionario. Era a bordo della sua jeep e a circa 50 km dall’arrivo, all’altezza del villaggio La Douane, è incappato in uno dei tanti ordigni disseminati dalle forze ribelli che mettono a ferro e fuoco il territorio dall’inizio della guerra civile. La macchina ha colpito la mina con la ruota anteriore e a fare le spese dell’impatto sono stati i passeggeri che viaggiavano nei sedili posteriori e a bordo del cassone del veicolo.
Il confratello e medico padre Tiziano Pozzi  si è subito recato sul posto, ha prestato i primi soccorsi, trasportato i feriti, di cui due sono gravi, all’ospedale di Niem e diramato il primo bollettino da cui si apprende che padre Arialdo è frastornato per il forte colpo ma miracolosamente non ha riportato conseguenze gravi.

È la seconda volta che il missionario salta su una mina. Gli era capitato soltanto due anni fa, anche quella volta a pochi chilometri da Niem: pure in quell’occasione padre Arialdo era rimasto illeso mentre una terza persona, che aveva trovato un passaggio sulla jeep del missionario, era morto a seguito dell’impatto.

Purtroppo non si tratta di una vicenda isolata. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, che ha diramato un report sulle mine anti-uomo appena settimana scorsa, gli incidenti con ordigni esplosivi sono in aumento proprio nella parte occidentale del Paese e le vittime sono soprattutto civili. Se nel 2020 si erano registrati solo due incidenti di questo genere, peraltro con nessuna vittima, l’anno scorso il numero è salito a 54 per un totale di 12 morti. Solo nei primi mesi del 2023, poi, si sono già verificati 30 incidenti con mine che hanno ucciso 14 persone. A febbraio un altro missionario italiano, il carmelitano padre Norberto Pozzi, è rimasto gravemente ferito in un incidente con una mina, analogo a quello capitato ieri a padre Arialdo.

La presenza di mine sul territorio è una modalità di attacco relativamente nuova per la Repubblica Centrafricana, che pure ha conosciuto innumerevoli conflitti negli ultimi decenni. L’uso di ordigni esplosivi è diventata una prassi per i ribelli, che li usano per assicurare le porzioni di territorio conquistate, tendere imboscate e rallentare l’avanzata della milizia russa Wagner, assoldata dal governo per provare a riprendere il controllo del Paese. Non conoscendo il territorio, i russi usano per spostarsi solo le vie principali che per questa ragione i ribelli imbottiscono di ordigni. Attualmente i russi hanno installato la loro base a Yelowa-Niem, da cui si muovono verso nord, e sono impegnati soprattutto nella regioni occidentali del Centrafrica che attualmente risultano dunque le più instabili e pericolose.

 

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