«I miei funerali siano l’ultimo silenzioso discorso del vostro parroco. Farò tutto quello che potrò per aiutarvi dal cielo». Ai fedeli della parrocchia Sacro Cuore di Lissone che aveva fondato e di cui era stato il primo e mitico parroco diceva così padre Giuseppe Airoldi pochi giorni prima della morte avvenuta il 19 gennaio 1972. Sono passati cinquant’anni esatti eppure vale la pena celebrare il ricordo di questo religioso rimasto nella memoria di tanti parrocchiani della prim’ora così come in quella di chi lo ha conosciuto soltanto frequentando la chiesa del Sacro Cuore dove padre Airoldi riposa. «Farò tutto quello che potrò per aiutarvi dal cielo» diceva in punto di morte reiterando di fatto l’impegno e la dedizione per la causa che padre Giuseppe dimostrò durante tutta la sua vita. Padre Airoldi arriva a Lissone nel secondo dopo guerra, lasciandosi alle spalle la difficoltosa gestione del seminario della congregazione di Colico durante il conflitto e l’avventurosa fondazione del seminario maggiore ad Albiate. Nella cittadina brianzola padre Giuseppe pensa di costruire una scuola secondaria e successivamente una parrocchia nel quartiere al di là della ferrovia. L’edificazione è un’impresa che si realizza solo grazie alla tenacia di padre Airoldi e al suo assoluto affidamento alla Provvidenza. In tre anni e mezzo la chiesa spunta al di là del ponte e il 10 giugno 1961 è aperta al pubblico. «Questa magnifica chiesa – scrisse il superiore generale di allora – è dovuta alla generosità della popolazione laboriosa e cristiana di Lissone e anche agli sforzi sovrumani, ai sacrifici e alla fiducia ostinata di qualcuno che non nomino, perché mi sentirebbe e che d’altronde tutti qui conoscete». Padre Giuseppe Airoldi, appunto, il sacerdote che non a caso il cardinal Montini arrivò a definire «un prete capace, con la sua fede, di trasportare le montagne».