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Etchécopar: un’anima devota

Padre Auguste Etchécopar è considerato il “secondo fondatore” della congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Bétharram. Fu questo religioso, infatti, superiore generale dell’istituto dal 1874 al 1897 a sistematizzare l’opera spirituale di San Michele, lavorando per l’approvazione delle Costituzioni a Roma. La causa di beatificazione di padre Etchécopar è attualmente in corso. Per far conoscere la sua figura ogni fine mese padre Alessandro Paniga, superiore della comunità italiana di Albiate,  propone testimonianze di quanti hanno conosciuto il religioso, desunte dalla “Positio super virtutibus” presentata a Roma in vista della beatificazione e canonizzazione.

 

di padre Alessandro Paniga

“Eccomi! O Padre, o Gesù, o Maria, o Giuseppe, senza ritardo, senza riserva, senza rimpianto, per amore vostro!”. (P. August Etchécopar)

Dalle testimonianze di quanti lo hanno conosciuto

L’Eucaristia.
“La sua devozione all’Eucaristia si manifestava durante la S. Messa con un profondo raccoglimento; il suo viso sembrava imporporarsi. Le sue visite al SS. Sacramento erano molto frequenti”. (P. Giovanni M. Lacau)

 “Aveva una devozione particolare per l’Eucaristia. All’altare sembrava un Serafino. Davanti al Tabernacolo si trasfigurava e la sua gioia più dolce, il suo più intenso bisogno era di correre in adorazione ai piedi del Beneamato. Vi sostava lungamente; ed è stato là che, in seguito al grande freddo, contrasse la malattia che doveva portarlo alla tomba.  «Senza dubbio – scriveva alla sorella Maddalena il 24 ottobre 1896 – possiamo pregare Dio ovunque presente. Ma là, davanti al tabernacolo, vedere, prendere abbracciare la divinità presente in Nostro Signore, e attraverso  e nella sua umanità incorporarci in un certo senso alla Trinità tutta intera, quale grazia! Quale oceano di grazie! Quale anticipazione della celeste beatitudine!”. (P. Pietro Fernessole)        

“Bisognava vederlo in cappella davanti al SS. Sacramento: ci andava spesso e vi rimaneva delle ore intere, soprattutto quando la posta gli recava qualche brutta notizia, o quando bisognava risolvere delle questioni spinose”.

 Il Sacro Cuore di Gesù

“Il punto centrale della devozione di P. Etchècopar fu il culto del Cuore di Gesù. E’ stato lui a volere che si cantassero tutte le sere del mese di giugno alla funzione del S. Cuore i due inni liturgici: “Cor, arca legem contines” e “auctor beate saeculi”. E’ stato ancora lui a redigere a Roma, in mia presenza, l’articolo ben conosciuto delle nostre Costituzioni: “Tutti i membri della Congregazione guarderanno a questo divin Cuore come il loro modello particolare, il loro tesoro e la loro eredità propria, il sigillo che devono imprimere in tutta la loro vita”.  (P. Giovanni M. Lacau) 

In ogni occasione parlava del S. Cuore e vi riconduceva le anime come al centro della loro vita, ricordando ai suoi religiosi la grandezza e la soavità del loro titolo di “Preti del S. Cuore”, la grande responsabilità che questo nome comporta. Nelle sue lettere, nelle sue conferenze e circolari ritornava ad ogni istante la divisa della Congregazione, che è il grido d’amore del divin Cuore: “Eccomi!”. Le sue note private, i suoi foglietti di ritiro e di meditazione sono piene dell’eco della divina Parola. Il cuore di P. Etchècopar era veramente divorato dalla viva fiamma del Cuore di Gesù; il suo impegno costante era quello di riprodurre nella sua vita la vita stessa e le virtù del S. Cuore di Gesù”. (P. Pietro Fernessole)   

La Passione di nostro Signore

“Aveva una straordinaria devozione al mistero della Redenzione, alla Passione di Nostro Signore, al Calvario. Raccomandava con insistenza la pratica della Via Crucis, che ha la capacità di convertire i peccatori e di far avanzare i giusti nella più alta perfezione… Quando era a Bètharram, finché le sue forze glielo permisero, si recava molto spesso al Calvario, fermandosi a lungo presso ciascuna delle cappelle, col viso afflitto, contratto per la compassione alle sofferenze di Gesù e a quelle di Maria ai piedi della croce…” (P. Francesco Carrére)

“P. Etchècopar faceva ogni giorno la Via Crucis salendo la collina del Calvario. Quando la malattia glielo impedì, la faceva nella sua stanza e meditava sui dolori e sulla morte del Redentore. Ci restano di lui diverse meditazioni sulle Stazioni del Via dolorosa; sono rimarchevoli per la grande facilità con la quale ritorna l’espressione degli stessi sentimenti di tenera compassione, di pentimento, di riparazione per i peccati del mondo, ma ancor più emozionante è l’applicazione con cui l’autore traduce nella sua vita personale questi sentimenti e questi pensieri, si impegna a tradurre in se stesso la pazienza e l’obbedienza della vittima divina, per segnare su se stesso le stimmate del Salvatore” (P. Pietro Fernessole)

La Vergine Santissima

“Malgrado le sue molte occupazioni P. Etchècopar recitava tutti i giorni il rosario intero. Ma aveva un culto particolare per tre misteri: l’Immacolata Concezione, la Maternità divina e l’Addolorata. (P. Giovanni M. Lacau)

“P. Etchècopar conobbe la dolce Madre appena ebbe l’uso della ragione: aveva imparato ad invocarla e ad amarla sulle ginocchia di sua mamma. Viveva di Maria come respirava. Poteva dire di Lei come S. Bernardo: “De Maria numquam satis”. Il suo nome gli veniva alle labbra in ogni occasione. In ricreazione, in cattedra, nelle lettere, nelle conversazioni private. Non un discorso, non un sermone che non profumassero del nome e del ricordo di Maria. Aveva per lei più che amore, tanta tenerezza… Aveva approfondito la Mariologia tramite uno studio assiduo dei Padri, soprattutto S. Bernardo. Parlava in effetti con degli accenti degni di questo grande Servitore di Maria… Aveva una devozione molto speciale per il santo Rosario”. (P. Francesco Carrère)

Maria è per P. Etchècopar non solo la Creatura preservata dal peccato e cara a Dio, la Madre incomparabile del Verbo Incarnato, la Mediatrice di ogni grazia. Ella era dopo Gesù il tutto della sua anima, la Madre immensamente potente e misericordiosa, la Madre della divina Grazia, che dobbiamo mettere dentro la nostra vita”. (P. Pietro Fernessole)

San Giuseppe

“È stato lui a donarci san Giuseppe come Patrono della Congregazione e che ha fatto mettere nelle Costituzioni questo articolo: «(I Betharramiti) avranno un amore di predilezione per S. Giuseppe». Di S. Giuseppe padre Etchècopar imitava soprattutto l’umiltà, l’obbedienza e l’amore per il lavoro”. (P. Giovanni M. Lacau)

“Parlava di S. Giuseppe con dolcezza, glorificando la sua umiltà, la sua purezza, la sua obbedienza, presentandocelo come il modello incomparabile dei religiosi. Si raccomandava a lui per tutte le cause disperate, per le opere dell’Istituto, per i malati  e i peccatori. Il nome di Giuseppe ritornava spesso sulle sue labbra e sotto la sua penna; faceva celebrare la sua festa come quella di Maria. In ogni occasione, manifestava un’assoluta fiducia nell’intercessione di questo grande Santo, soprattutto nelle ore penose dove c’erano in gioco le gravi difficoltà che umanamente sembravano portassero alla rovina” (P. Francesco Carrère)

“P. Etchècopar ebbe un particolare culto di ammirazione e di tenerezza per S. Giuseppe. Leggendo molti passi della sua corrispondenza o delle sue noti personali si ha l’impressione che abbia ottenuto diversi favori straordinari per l’intercessione di questo grande santo. (P. Pietro Fernessole)

“Aveva un’ardente devozione per san Giuseppe, e questa devozione negli ultimi anni della sua vita divenne una vera passione. Questo ardore traboccava dalle sue prediche tanto che, quando predicò alle Suore Carmelitane di Betlemme, lo fece con tale zelo che temette di aver esagerato nell’elogio di S. Giuseppe. Me lo confidò. Io lo rassicurai. Nel vederlo celebrare la S. Messa quel giorno mi convinsi che aveva ricevuto nella S. Comunione e nel ringraziamento un qualche particolare fervore per intercessione di S. Giuseppe. Uno dei nostri Padri mi chiese se quel giorno S. Giuseppe non gli fosse per caso apparso!”. (P. Giovanni Bergez) 

Leggi anche: Etchécopar: esemplare nella povertà

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